Torre di Cortemilia

Insetti: i piccoli paladini dell'agricoltura

Gli insetti non godono di grande popolarità.
Il più delle volte ci causano una reazione di repulsione immediata, vogliamo liberarcene il prima possibile, spesso agendo in maniera aggressiva con veleni e pesticidi. Soprattutto in ambito urbano e ad alta densità abitativa, dove l’insetto è visto unicamente come un invasore sgradito e dannoso.

Questo è un vero peccato, perché a buona parte degli insetti dobbiamo molto. Anzi, si  può dire tranquillamente che senza di loro l’agricoltura probabilmente non esisterebbe neanche.
Possiamo non vederli, ma i nostri campi sono abitati da migliaia di queste piccole “guardie”, come ragni e coccinelle, difensori naturali contro i parassiti e fondamentali aiutanti nella coltivazione.

Una ricerca della Michigan State University pubblicata a Novembre 2019 analizza come i pattern di coltivazione su larga scala agiscono sulla presenza degli insetti benevoli all’agricoltura, come i sopracitati ragni e coccinelle. L’articolo, pubblicato sull’importante rivista di scientifica Trends in Ecology and Evolution, sintetizza le recenti ricerche di configurazione paesaggistica e di come queste influenzano il diffondersi di insetti utili.

Uno dei risultati immediati è che la presenza di questi aiutanti è più diversificata e abbondante quando il “paesaggio agricolo” è composto da campi di piccole dimensioni. Molti di questi insetti necessitano di risorse presenti in ambienti limitrofi a una singola coltivazione, quindi campi più piccoli permettono spostamenti agevoli e una vasta differenziazione di nutrienti in un minor spazio kilometrico.

Basti pensare alle api e agli altri insetti impollinatori, pilastri fondamentali di tutta la struttura agricola mondiale. Necessitano di diverse varietà di piante per i loro nutrienti, mentre preferiscono zone più boscose per costruire ripari.
“Dipende ovviamente da quali piante vengono coltivate in queste aree” racconta Nate Haan, ricercatore alla guida dell’analisi “ma zone di coltivazione più piccole permettono senz’altro una maggior differenziazione.”

Ancora una volta, quindi, troviamo sempre più conferme dalla comunità scientifica, nella medesima direzione: la piccola produzione, rispetto a monoculture e a grandi appezzamenti, fornisce maggiori strumenti per la biodiversità e per il proliferare di un ecosistema vivo e differenziato.

FONTE: ScienceDaily, Michigan State University.

 

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