IL NOSTRO LATTE

 

Solo latte Piemontese.
Grande qualità da piccoli allevatori.

Latte italiano

Il nostro latte fa poca strada

Il concetto delle “food miles” (le miglia del cibo), teorizzato nei primi anni 90 da Tim Lang e Jules Pretty e ripreso massicciamente da Carlo Petrini (fondatore di SlowFood) nel suo libro Buono, Pulito e Giusto, esprime i costi ambientali e biologici del cibo non solo attraverso le sue tecniche produttive, ma anche analizzando il sommerso che deriva dal suo spostamento e dai mezzi di trasporto utilizzati.
Tutto il latte che utilizziamo per i nostri formaggi e yogurt è Piemontese, e arriva dalle nostre caprette e da piccoli allevatori a pochi chilometri dal nostro caseificio nella frazione di Gorrino (Cuneo).

Latte Piemontese

dove lo prendiamo?

Nel raggio di pochi chilometri dal nostro caseificio, ci sono tutte le materie prime di cui abbiamo bisogno.

Latte di capra

Il nostro allevamento.
Il latte genuino delle nostre caprette

Gorrino

Dove si trova il nostro caseificio

Latte di mucca e di pecora

Allevatori locali.
Fattorie selezione per latte di alta qualità
Mappa importazione latte

c'è differenza con il latte importato?

Nel 2016, la Coldiretti dichiara che l’Italia rappresenta il più grande importatore di latte del mondo, con 24 milioni di litri al giorno tra materia prima e prodotti equivalenti.
Il motivo è facilmente individuabile: il latte italiano costa di più, e questo è dovuto a una serie di fattori che spaziano dall’aspetto burocratico a quello del costo del lavoro.

Tra i paesi europei dai quali viene importato più latte troviamo Francia, Austria, Germania e Slovenia. Se acquistassimo il latte dal centro della Germania, dovrebbe percorrere oltre 950Km prima di raggiungere il nostro caseificio a Gorrino. Senza contare eventuali soste e deviazioni nei centri di distribuzione.

Noi lo prendiamo dalle nostre caprette e da piccoli allevatori locali, a pochissima distanza dalla nostra sede. Si tratta di un viaggio decine e decine di volte più breve, un viaggio che camion refrigerati dovrebbero compiere tutte le settimane. Per giustificare questi massicci spostamenti, il latte di molti produttori esteri viene quasi sempre accorpato, rendendo complessa se non impossibile l’individuazione dei singoli allevamenti.

Utilizzare risorse locali è prima di tutto una salvaguardia per la qualità della materia prima, e quindi del prodotto.
Noi abbiamo rapporti diretti con gli allevatori, li individuiamo e selezioniamo in base alla qualità e genuinità del processo di allevamento.

 

Le risorse locali assicurano la freschezza del latte, che può contare su approvvigionamento immediato o su consegne nell’arco di poche ore, mantenendo così il più inalterate possibili le sue qualità organolettiche.

Le  risorse locali tutelano le tradizioni e il lavoro del nostro paese, a partire dalle tecniche di allevamento. Una risorsa proveniente dalla stessa zona di produzione del prodotto finito diventa automaticamente il primo aiuto e sostentamento all’economia locale. Questo concorre a creare un quadro consono e giusto di etica del lavoro, all’interno della quale il produttore di materia prima è il primo elemento della catena a godere di una sostenibilità economica del suo operato, e questo può accadere solo con la consapevolezza di tutto il processo: dal latte al formaggio.

Infine, le risorse locali sono una delle armi più efficaci per combattere l’impatto ambientale della produzione di cibo, non solo in ambito caseario. La filiera corta finisce con il prodotto consegnato, ma inizia proprio dalla materia prima.

“I cittadini […] non devono più essere consumatori passivi ma trasformarsi in coproduttori coscienti di ciò che acquistano ed educati al cambiamento”
Carlo Petrini

il colore del latte e dei formaggi

La richiesta massiccia di prodotti caseari a prezzi bassi ha spostato, negli anni, l’allevamento e la produzione di latte su un modello sempre più intensivo e industrializzato.
Questo significa spazi sempre più ristretti per il bestiame, e quindi un accesso minore all’approvvigionamento di nutrimento come erba fresca.

Il risultato è una nostra concezione, parzialmente errata, sul colore del latte: siamo abituati a vederlo bianco, anzi bianchissimo.
E di conseguenza bianco è il colore dei suoi derivati.

Ma da cosa deriva il colore del latte?
Dalla tipologia di animale e dalla sua alimentazione. Il colore del latte è influenzato soprattutto dalla concentrazione di carotenoidi e riboflavina, che spostano la pigmentazione verso il colore giallo. il 90% di queste sostanze è rappresentato dal beta carotene, precursore della Vitamina A e fondamentale per la biologia sia umana che dell’animale da latte.

La più alta concentrazione e biodisponibilità di beta carotene è presente nelle varietà vegetali dell’alimentazione animale, in particolare nell’erba fresca. Possiamo quindi utilizzare questo parametro di colorazione come indicatore generale di qualità del latte.
A un maggiore ricorso di nutrimento da pascolo, soprattutto per le mucche, consegue una più alta concentrazione di beta carotene.

Il mercato è abituato a prodotti caseari industriali dalla inconfondibile colorazione bianco acceso, ma l’utenza più sensibile saprà riconoscere nella colorazione di latte, formaggi e yogurt, non necessariamente di un candido brillante, una maggiore “naturalità” dell’alimentazione animale.

 

Il colore del latte e dei formaggi

il latte di capra

Korban icona capra
Qua nel nostro caseificio Via Lattea abbiamo particolarmente a cuore la produzione di prodotti caprini, che rappresentano la maggior parte della nostra proposta.

Il latte di capra è un alimento dalle eccellenti proprietà, in particolare il suo profilo organolettico lo rendono un alleato ideale per la nostra salute all’interno di una dieta equilibrata.

Puoi trovare un’analisi più completa sull’argomento nel nostro articolo dedicato.

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